Angela Giustiniano
La veridicità che attraversa la trama della tela di Roberta Diazzi è uno straordinario gioco di un’arte postmoderna che si rifà ai maestri del passato pur mantenendo un personale codice stilistico-espressivo.
Diplomata nel 1992 presso l’Istituto d’Arte A. Venturi di Modena e specializzata nell’arte della grafica, l’artista Diazzi è sempre stata attenta alla comunicazione visiva attraverso il gesto pittorico. La sua pittura è realizzata ad olio con alcuni tocchi creativi che donando alla tela un effetto cromatico di grande impatto espressivo, riconducibile per la scelta di colori abbinati tra loro ai grandi della corrente artistica della Pop-Art, come Andy Warhol per le versioni ripetitive e seriali, e Roy Lichtenstein per la revisione stilistica del fumetto.
Negli anni alcuni nomi illustri sono stati ritratti dalla pittrice modenese, come la famiglia Montezemolo e Luciano Pavarotti; ma Roberta Diazzi dipinge anche paesaggi e vedute di metropoli, manifestando i segni della globalizzazione e della miscela di culture diverse tipiche del Neo-Pop.
Ne deriva una pittura nella quale si riesce a cogliere un risultato finale in cui l’armonia dei contrasti raggiunge e ci dona il pregio delle cose esteticamente ben fatte.
Anna Maria Ruta
Gli elementi che caratterizzano le opere di Roberta Diazzi sono di sicuro appartenenti al mondo contemporaneo in cui viviamo, tutte le immagini trattate nelle sue opere relative agli eventi e alle figure contemporanee appartengono a fonti iconografiche di una realtà che ci circonda,
come accadeva nella Pop Art negli anni “60”, di cui Roberta è inspirata.
Si ha la sensazione che Roberta abbia voglia di trasferire nelle sue opere il senso di una realtà amata fatta di icone, facendola librare in un’atmosfera che sa del fascino discreto del sentimento, c’è da parte sua un’attenzione sia agli elementi compositivi che al linguaggio che è assolutamente primaria, dettata
per altro dalla volontà di comunicare la sua esperienza di realtà, di fatti e di volti.
Possiamo dire che la sua pittura non è il risultato di affannose ricerche ma l’espressione di un istinto pittorico che le consente di creare una specie di narrativa esaltante, ottenuta con valori cromatici ricchi di un loro lirismo.
È una natura la sua, scaturita dall’intimo di un “ego” che ha trasceso il dato, ma ha lasciato inalterata l’esigenza del silenzio, del fascino o della solitudine.
Bruno Rosada
Lo sviluppo dell’arte contemporanea si svolge mediante processi di proficua contraddizione dialettica. Un esempio estremamente significativo è dato dalle rielaborazioni dei ritratti di Roberta Diazzi. Qui le strutture compositive si amalgamano e si integrano in un incessante processo produttivo, dove il contributo dell’artista trova realizzazione prioritaria.
Il segno diventa simbolo ed esprime ulteriori significazioni di natura prevalentemente (ma non esclusivamente) psicologica. Del resto che senso avrebbe un ritratto che giocasse soltanto sulla somiglianza, senza realizzare e definire nell’aspetto l’emergere di “quello che c’è dentro”.
Da qui anche la sua concezione della vita, quale affiora nelle sue opere, il suo rapportarsi alle vicende, a cominciare però ancora una volta, da quelle più vicine, che riguardano la vita dell’arte. Figurativo sì, figurativo no. Il recupero della figura lo si affida alle vicende dell’arte dalle quali si riconosce la vita. Roberta Diazzi è un artista e per gli artisti ogni problema di questo tipo dovrebbe essere sempre e comunque un fatto personale: sta qui la differenza tra l’arte e la filosofia (una delle differenze, ma certo non l’ultima).
Indubbiamente il ritratto consente un approfondimento della ricerca fisiognomica-psicologica che altri soggetti non sempre hanno, però non si deve dimenticare che la raffigurazione è sempre una occasione e un pretesto per una comunicazione espressiva. Per esempio la figurazione di “Eventi”consente alla Diazzi di fornirci un quadro ampio e concreto di una realtà viva, ma soprattutto attiva nei confronti dello spettatore. E viene così legittimato il senso di queste opere dalla piena consapevolezza del loro essere come condizione artistica: “La Pop Art, è una corrente artistica che trova una perfetta fusione nelle case di oggi. Negli arredamenti moderni e di design, un piacevole gioco di forme e colori capaci di esaltare le forme essenziali ed i colori spesso austeri della modernità odierna”.
In realtà, e non è un complimento, ma un riconoscimento, l’opera di Roberta Diazzi, in virtù evidentemente del suo particolare talento, va al di là delle caratteristiche “di scuola” della Pop Art, sottraendo almeno in parte l’opera al condizionamento ambientale e realizzando semmai un rapporto inverso dove il segno non significa, ma si significa. E allora l’opera è condizionata dalla figurazione al suo interno e condiziona sensibilmente il contesto ambientale.
Ci sarebbe un’ultima cosa da dire, oltre alle infinite non dette, su questa pittrice che si pone come momento di riflessione sul tempo che attraversiamo: che i suoi quadri sono anche belli. Ma per questo non occorre un critico. Basta guardarli.
Dino Marasa
L’artista Roberta Diazzi interpreta lo stesso concetto di ritrattistica in chiave post-moderna. Non ha più importanza rilevante l’esecuzione secondo i canoni, ma l’essenza del protagonista che deve necessariamente armonizzarsi cromaticamente e segnicamente con la narrazione artistica. Essa è quindi evoluta e acquista consapevolezza di se stessa ed anche esclusività poichè rielaborazione creativa dell’iconografia della Pop Art.
Un fare artistico altamente gradevole, quindi, che aiuta meglio ad apprezzare le correnti innovative contemporanee.
Giacinta Patorno
Nelle opere di Roberta Diazzi si nota la conquista di uno spazio libero e nuovo e la sua capacità di strutturare le sensazione visive secondo un ordine tutto mentale con equilibrio e regia, di sicura efficacia visiva. Il segno grafico equilibrato e armonico coglie infatti il senso di una realtà vista con occhio incantato, sia che il tema rappre-sentato sia l’auto, o il ritratto nel ritmo armonico delle forme o un fumetto, nell’accostamento delle varie strutture tecniche.
Interviene a dare la necessaria spinta creativa la vivace gamma della sua tavolozza in un rapporto linea-colore infinitamente variabile, ma nel segno di una vera ragione stilistica.
La verità è che il discorso artistico di Roberta nasce evidentemente dal di dentro come bisogno autorealizzativo
quasi insopprimibile, come messaggio il cui fine primario è quello di essere recepito e di essere accolto senza diaframmi né difficoltà in un processo di resa visiva diretta e di meditata e lucida ricreazione.
Le sue componenti ispirative si rifanno ad una attenta lettura ed assimilazione del realismo quotidiano,
una sorta di nuova POP ART in cui si nota anche una componente sociale che sul piano del contenuto evidenzia la cultura, antropologicamente intesa, del nostro tempo, la civiltà del benessere, del consumo e del tempo libero.
Il risultato quindi è stilisticamente fuso e omogeneo, unificato come per incanto da un coerente ed appassionato modo di guardare la vita, da una totale disposizione di fronte ai più schietti fenomeni del reale.
Mario Mazzoleni
E’ un mondo di colori, di volti, di grandi occhi che ti osservano dipinti con grande abilità da Roberta Diazzi, pittrice modenese, diplomata con specializzazione in grafica all’Istituto d’arte Venturi. Un’artista emergente da seguire con grande attenzione perché straordinariamente poliedrica. Prima la tela classica, le matite e i colori ad olio, poi la sperimentazione di nuovi supporti, come l’acciaio o il plexiglas, a valorizzare e rendere unici i suoi ritratti di chiara impronta Pop Art, stile Andy Warhol, per intenderci. L’inserimento, oltre ai colori, di nuovi materiali sfavillanti come le pietre Swarovski sono l’ultimo passaggio di Roberta Diazzi, attenta non solo alle correnti artistiche ma anche al business legato a questo intrigante mondo. Da qui l’idea di realizzare non solo volti di personaggi famosi ma anche e soprattutto ritratti su commissione, non solo la tela ma – perché no – foulard con bordure in pelliccia, tappeti e supporti tra i più disparati. Un concetto ed un modo di intendere l’arte tipico del periodo Pop Art. L’arte in tutti i modi, per tutti i gusti, in tutti i luoghi, l’arte sotto forma di oggetto o abito da indossare. Insomma, Roberta Diazzi, mantenendo fede ai principi accademici che la rendono artista vera, si guarda attorno, cresce, capisce che il mondo dell’arte sta subendo un brusco mutamento e quindi ricerca, con successo, nuove strade, nuovi territori di conquista. Ci riesce perché supportata da una capacità che molti critici gli hanno riconosciuto nel corso di questi ultimi anni. Opere colorate realizzate con più di 10.000 cristalli Swarovski certificati, posizionati meticolosamente uno ad uno fino a prendere la forma e le sembianze del personaggio, famoso o no, poco importa. Roberta Diazzi negli ultimi due anni ha avuto un exploit davvero considerevole, attraverso mostre importanti in location di prestigio, vedi Montecarlo, Sardegna, Forte dei Marmi. Piace al pubblico ed il fruitore che osserva i suoi lavori non può non restarne abbagliato, tant’è vero che il lieto finale è la Diazzi che lo fotografa dal vivo per poi iniziare un nuovo bellissimo capolavoro.
Paolo Levi
La produzione artistica di Roberta Diazzi si rifà ai dettami stilistici della Pop Art americana, e in particolar modo si ispira alla lezione di grandi maestri quali Andy Warhol e Roy Lichtenstein.
Partendo da tali presupposti la pittrice elabora un proprio codice espressivo, declinato in peculiari scelte formali che ne rendono il tratto chiaramente riconoscibile.
Volti, vetture, città, ogni soggetto è saldamente ancorato all’immaginario della nostra contemporaneità in tute le sue sfaccettature. Questi sono i temi che predominano in questi lavori, dove la perizia esecutiva si sposa a una visualizzazione volutamente sospesa, che evade dalla contingenza per suggerire una lettura critica del nostro presente, e una sincera riflessione esistenziale. Roberta Diazzi lavora con il colore a olio su tela, raggiungendo risultati inediti: non comune infatti risulta la commistione fra la stesura accurata delle immagini e la vaghezza sospesa della narrazione.
Simili a istantanee che colgono casualmente con l’obiettivo soggetti in movimento, e quindi lievemente sfocati, queste immagini enfatizzano volutamente un’idea di impossibilità, per cui il reale sfugge alla cristallizzazione visiva e formale, ma si declina in ombre che si direbbe provengano da un ricordo impallidito.
Non a caso quindi il contatto con la rappresentazione figurale compie una sorta di deriva verso la stilizzazione. La scelta del colore è qui fondamentale: l’artista crea spesso vivaci accostamenti cromatici di tonalità complementari, mentre il gioco chiaroscurale si basa sulle interazioni che tra colore e luce, imprimendo bagliori
a una trama pittorica assai complessa. Si rivela quindi pittrice ancorata al nostro tempo, senza tuttavia aver rinnegato i canoni classici della rappresentazione visiva della realtà e del riconoscibile.
Patrizia Raineri
C’è tutto il realismo della fotografia e tutta la vivacità del dipinto nelle tele realizzate da Roberta Diazzi. Prima di tutto artista di ritratti, la pittrice, che nasce nel 1973 a Modena, si diploma nel 1992 presso l’Istituto d’Arte A. Venturi di Modena specializzandosi nell’arte della grafica, indiscutibilmente tappa di passaggio delle sue produzioni artistiche. Partendo da un’immagine fotografica, Roberta Diazzi ritrae con la tecnica della pittura ad olio, in alcuni casi su fondi ad acrilico, volti, oggetti, architetture iperrealistici. Si serve del mezzo freddo della fotografia per recuperare dai suoi soggetti una veridicità assoluta, e poi, attraverso la pittura ad olio e al suo concetto di artificio, costruisce una bellezza idealizzata, frutto della nostra società in cui la Natura viene resa dalla finzione più perfetta della realtà. Grazie agli effetti cromatici, pochi tocchi di colore capaci di inventare la plasticità e di illuminarla, la Diazzi restituisce allo spettatore il soggetto ritratto con una grande espressività e suggestione. In alcuni casi l’Iperrealismo dei ritratti confluisce nei giochi della Pop Art attraverso una rilettura dei lavori di Andy Warhol. Il disegno del volto si riassume così in poche linee di contorno e si ripete su sfondi di colori diversi. In altri casi, con la stessa tecnica basata su regole fisse, dipinge macchine da corsa che sfrecciano in curva o in un rettilineo di gara, o si diverte a dipingere skyline blu e viola di New York, i suoi taxi gialli, personaggi noti come la Famiglia Ferrari, la Famiglia Montezemolo e Luciano Pavarotti o chiunque desideri essere ritratto, o ancora, (che cosa più pop?) le sensuali labbra rosse di Marylin Monroe.